Il Santuario della Scala Santa: il forziere delle meraviglie
- Intl. Press

- 9 lug
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Tre meraviglie racchiuse in un unico forziere.
Si trovano nel Pontificio santuario nella chiesa di San Lorenzo in Palatio, accanto alla basilica di San Giovanni in Laterano.
Sono:
la scala che Cristo salì per andare da Pilato,
il “Sancta sanctorum” e
il Salvatore in maestà (Volto Santo).

La Scala santa
Secondo tradizione, è formata dai 28 gradini che Cristo salì per accedere al Pretorio di Gerusalemme dove fu interrogato dal prefetto romano Ponzio Pilato. Si racconta che nel 326 fu Elena (poi canonizzata), madre dell’imperatore Costantino, ad aver portato la gradinata dalla Terrasanta a Roma.
Solo l’idea che quei marmi abbiano attraversato mare e monti per arrivare sin qui ha dell’eccezionale. Le cronache riportano che a San Giovanni la sistemazione dei gradini “avvenne di notte, al lume di torce e al canto di preghiere e salmi, messi in opera iniziando dall’alto perché non fossero calpestati dai piedi degli artefici, ma toccati solamente dalle ginocchia dei fedeli oranti”.

Sul primo, sull’undicesimo e sull’ultimo gradino sono presenti alcuni oblò sotto i quali si intravedono delle croci di ottone e marmo. Queste croci testimoniano un’antica tradizione che vuole che alcuni gradini della Scala Santa siano stati macchiati dal Sangue di Cristo che scese le scale dopo la flagellazione. Quelle macchie, oggi non più visibili, sono ricordate da questi segni incastonati nel marmo e sono oggetto di particolare devozione da parte dei pellegrini.
Ci fu una memorabile visita che stabilì la nuova regola per avanzare sulla Scala. Era il 19 settembre 1870, vigilia della presa di Roma. Davanti alla gradinata si presentò il primo dei fedeli, Pio IX. Non si inerpicò coi piedi ma sulle ginocchia. E da allora è questo il modo di procedere. Arrivati in cima c’è il secondo stupore: la Cappella papale. È la trasposizione della parte interna del tempio ebraico di Gerusalemme dove – “sotto l’ale dei cherubini d’oro” – si trovava l’Arca dell’alleanza e dove una volta all’anno (nel giorno dello Yom Kippur, Festa dell’Espiazione) accedeva il sommo sacerdote.
Il Sancta sanctorum (letteralmente “le cose sante tra le sante”)
Cuore del Santuario è la cappella di San Lorenzo in Palatio, oggi più comunemente detta Sancta Sanctorum. In origine questo luogo di culto era inglobato all’interno dell’antico Palazzo Papale (Patriarchìo) ed aveva la funzione di cappella privata del Pontefice.
Il suo aspetto attuale, di carattere gotico, risale a papa Nicolò III (1277-1280) che dopo il terremoto del 1277 la fece restaurare ed ornare con un ricco ciclo di affreschi.

Dietro l’altare del Sancta Sanctorum spicca un’antica icona, ricoperta dall’inizio del XIII secolo, da preziose lastre d’argento. I più recenti studi l’hanno datata tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. In essa è raffigurato il Cristo in trono e viene venerata da secoli con il titolo di “Santissimo Salvatore”, lo stesso titolo Patriarcale Basilica Lateranense.
Il Salvatore in maestà (Volto santo).
In ultimo, il terzo incanto è la rappresentazione di Cristo: il Salvatore in maestà. È un’immagine acheropìta (realizzata da mano non umana) che la tradizione dà per dipinta da mano non umana: iniziata da san Luca e conclusa da un angelo.

Le origini di questa immagine e il suo arrivo a Roma sono legate ad eventi misteriosi.Una pia leggenda vuole che San Luca Evangelista si fosse accinto a dipingere questa immagine di Cristo e che l’abbia poi trovata completata dagli angeli. Per tale motivo l’icona è chiamata “acheropita”, che in greco significa appunto “non dipinta da mano”.
Questa antica raffigurazione di Cristo, per Roma, era il cuore delle celebrazioni della Solennità di Pasqua. I Pontefici, per tutto il medioevo, al mattino di Pasqua si recavano nel Sancta Sanctorum e qui assistevano al rito di apertura delle ante che chiudevano l’icona. Questo rito, detto anche “Anastasis”, era quasi una raffigurazione plastica dell’uscita di Cristo dal Sepolcro.
Anche durante la notte precedente alla festa dell’Assunta (14 agosto) l’immagine del Santissimo Salvatore era oggetto di particolare culto. L’icona acheropita veniva infatti condotta in processione – attraversando il Foro Romano – alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui, alle prime luci dell’alba, avveniva l’incontro con l’altra icona celebre di Roma: l’immagine della Madre di Dio, detta “Salus Populi Romani”.
Nel 753, quando per le vie di Roma l’opera fu portata in processione da papa Stefano II, scalzo, per allontanare il pericolo di un assedio longobardo.
